Recensioni
♦ Ha voluto dipingere un ideale autoritratto che riunisse e sintetizzasse tutti gli aspetti della sua personalità musicale. E ci è riuscito magnificamente. Non può mancare un convinto elogio per le qualità di compositore, capace di passare con disinvoltura da temi riflessivi come Elegia per Icaro o Blues for Nanda ad altri vigorosi ed estroversi come Iberia o Supernova o allegri e scanzonati come il freschissimo Ehi Oscar, mettendo sempre in prima linea la cantabilità del motivo (Antonio Berini – Ritmo – recensione del CD “Fuggevole”).
♦ Swing sorgivo, eleganza, sentimento e cultura contrappuntano orecchiabilità, brio, moti dell’anima
(G.C. Romana – Max – recensione CD “Fuggevole”).
♦ Si è presentato nei giardini estensi di Varese con un quintetto che anche Gershwin gli avrebbe invidiato. Ha saputo convincere gli ascoltatori con il sussidio delle note e della parola, ambientando i brani eseguiti nel contesto in cui videro la luce. Era come una favola per grandi con un narratore musicista che vi prendeva per mano invitandovi a sedere fra lui e Gershwin nella “back room” di un qualsiasi negozio di musica della vecchia Broadway, magari proprio in Tin Pan Alley (Enrico Beneggi – Ritmo – recensione di G. Gershwin’s story al Festival di Varese).
♦ Prima di Martial Solal si è esibito Enrico De Carli, un’impresa da far tremare i polsi a chiunque, Ma De Carli è un uomo sereno, punta a divertire ed a divertirsi. E così è stato! (Vittorio Franchini – Corriere della Sera – recensione del concerto nella rassegna Vacanze a Milano).
♦ E’ un pianista musicalmente preparato: fraseggia senza fronzoli né archetipi di un lessico ormai obsoleto e desueto; nei suoi assoli si effonde un contagioso pathos, non solo epidermico, che ancor più si enfatizza quando accompagna con accordi secchi e ripetuti che ricorda una peculiarità di Horace Silver (Giorgio Magni – Ritmo – concerto alla Famiglia artistica).
♦ Un altro disco su Cole Porter? Si, ma diverso. Intendiamoci le canzoni sono proprio quelle che tutti conosciamo da una vita, ma rese nuove da arrangiamenti e riscritture armoniche che, senza stravolgerle, donano loro una freschezza che negli anni si era persa. Album bellissimo, con tanto swing (Roberto Parmeggiani – Famiglia Cristiana – recensione CD “We Love Cole”).
♦ E’ un eccellente pianista, dotato di un’eccellente preparazione tecnica e di un senso dello swing assai marcato. In questo lavoro evidenzia tutto il suo amore, la sua ammirazione per Cole Porter,e che si tratti di “vero amore” risalta chiaramente sin dalle prime note dell’album, godibile in ogni sua parte (Gerlando Gatto – A proposito di jazz – recensione CD “We Love Cole”).
♦ Ha affrontato con grande rispetto la musica di Cole Porter attraverso una riscrittura armonica, arrangiamenti personali e ritmi particolari (Luca Zaramella – Milano Finanza – recensione CD “We Love Cole”).
♦ Il lavoro di Enrico è di grande qualità e rispetto per la musica di Cole Porter (Renato Sellani – note di copertina del CD “We Love Cole”).
♦ Storico pianista della scena milanese torna con un disco vecchia scuola, dove classe, buon gusto e rispetto la fanno da padroni. Non è facile, ovviamente, dire qualcosa di nuovo sui pezzi di Porter eppure De Carli è riuscito a renderli personali,intimi. In altre parole rielabora, sottolinea, armonizza ma senza strafare. Fa un gran bel lavoro, concedendosi alla fine anche il vezzo di un saluto personale al creatore di tante partiture. Nella conclusiva I remember Cole (scritta di pugno ed arricchita da un testo in inglese tradotto dalla cantante D’Ettole) si lancia in una serenata d’amore rigorosamente “etero” parlando direttamente con Porter, certo che l’autore sia lì a vegliare quanti ancora ricordano il suo talento (Giancarlo Mei – Suono.it).
♦ Da “We love Cole” trasuda tutta l’inventiva di De Carli: pianista signorile, elaborato, arrangiatore non innovativo ma sicuro dei propri mezzi. E’ totalmente innamorato del songbook di Porter, un amore sincero ed appassionato che anima anche l’encomiabile attività di De Carli come promotore della cultura americana ed afroamericana attraverso i più diversi canali: la radio, il teatro, la composizione (Jazz it – recensione CD “We Love Cole”).
♦ Musicista di singolare ed intimo romanticismo, ora strumentista volitivo che raccoglie suggerimenti dall’hard bop per poi svilupparli in un particolare idioma scarno, incisivo e swingante. E’ anche compositore – sette degli undici titoli sono suoi e si fanno ammirare per competenza ed estro – e sa muoversi sulla tastiera con proprietà e buon gusto (Bruno Schiozzi – Musica Jazz – recensione CD “Fuggevole”).